Cancello chiuso per chi cerca dignità nel lavoro.

a cura dell’Avv. Alessandra Angelelli

Tra giugno ed agosto 2020 viene finalmente (dopo circa otto anni dalla precedente) indetta una sanatoria ovvero, in altre parole, un’emersione dal lavoro nero per gli immigrati extracomunitari.
Hanno aderito circa 200.000 cittadini, pagando solo per l’inserimento della domanda, 500 euro di contributo unificato (100 milioni direttamente nelle mani dello Stato), a cui si apre così la possibilità – attraverso l’assunzione – di diventare regolari, di avere un permesso per lavoro subordinato.
Oltre al pagamento della tassa iniziale, nella maggior parte dei casi, lo straniero è costretto a pagare anche i contributi INPS di tasca propria, venedo spesso anche sfruttato (perché qui si aprono scenari di ogni tipo, come vedremo più avanti) per tutta la durata della procedura, ovvero per un tempo vergognosamente indefinito ed indefinibile.
Per far fronte a tutti questi pagamenti, gli aderenti alla sanatoria, si ammazzano letteralemente di lavoro, svolgendo spesso attività molto umili  nonostante siano addirittura laureati in medicina nel loro Paese di origine.
Tante belle speranze, e fatica, ma dopo ormai quasi tre anni sono ancora qui che aspettano di essere convocati dalla Prefettura per la sottoscrizione del contratto di soggiorno.
Ma il cancello di Corso Monforte dove si dovrebbero svolgere i colloqui è chiuso perché è scaduto il contratto dei funzionari incaricati – precari -allo sportello.
Grave esmpio di come le Istituzioni non ci sono, non funzionano, soprattutto per chi ha bisogno.
E questo non riguarda solo i lavoratori immigrati, poi ci sono anche i loro datori di lavoro, cittadini italiani e non. Pochi si permettono di continuare a dare fiducia alla sanatoria e mantenere la collaborazione con la propria colf, baby sitter o badante, accettandone i rischi.
Anche loro, insieme ai dipendenti stranieri, si presentano davanti al cancello della Prefettura, che tuttavia rimane, inesorabilmente, chiuso.