Prezzi, Rota (Coldiretti): “10 milioni in più in bolletta per stalle di Milano e Lodi. Subito necessarie risorse straordinarie per evitare il collasso”

Azienda Agricola "Soto al Croz" di Corradi e Caneppele, produttori di latte per formaggio Vezzena (Lavarone) maggio 2012

“In tutte le altre categorie merceologiche il boom dei costi energetici si trasferisce sul prezzo dei prodotti. E’ incomprensibile che ciò non accada anche nell’agroalimentare, con le imprese agricole che stanno vendendo il cibo sotto i reali costi di produzione. Per quanto riguarda la sola zootecnia da latte, il conto degli aumenti di energia e gasolio che devono pagare le stalle della Lombardia è complessivamente di 50 milioni di euro in più in un anno, 10 milioni se consideriamo solo Milanese e Lodigiano. Una cifra enorme, non compensata dal prezzo riconosciuto agli allevatori che rimane ampiamente sottocosto”. Così Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, che continua: “Se aggiungiamo gli effetti dei rincari anche sulle filiere suinicole e avicole, del riso, dei cereali e più in generale di tutta l’agricoltura capiamo come l’intero sistema produttivo del cibo in Lombardia rischi il collasso”.

“A questo punto ci aspettiamo un intervento importante anche da parte di Regione Lombardia per sostenere un settore fondamentale per il Made in Italy – prosegue Rota -: vanno messe a disposizione dell’agricoltura risorse straordinarie come si sta facendo per altri comparti produttivi. Di fronte all’impennata dei costi energetici e logistici, è necessario accompagnare un settore strategico per la tenuta del nostro sistema agricolo finché si raggiungerà un nuovo equilibrio dei mercati. Soprattutto a fronte di una nuova Pac che nasce già vecchia perché impostata su criteri pre pandemia e che non tiene conto di tutto quanto è successo dal 2019 ad oggi. Così com’è non potrà farsi carico delle reali esigenze delle nostre imprese”.

“La situazione ormai è drammatica – conferma Mauro Spingardi, allevatore di vacche da latte a Maleo, in provincia di Lodi – anche perché sui mercati non c’è equilibrio tra i prezzi degli altri prodotti, che sono aumentati per contenere i costi di materie prime ed energia, e i nostri che invece sono rimasti invariati. Pensiamo solo al boom dei cereali, che hanno impattato tanto sull’alimentazione animale: gli aumenti ci sono stati proprio quando gli allevatori avevano esaurito le scorte. Ma ci sono anche tanti altri materiali, di cui prima magari non ci si preoccupava, che hanno avuto un incremento di costi che a fine anno peserà molto. Ad esempio le materie plastiche”.

“Gli allevamenti sono in grande difficoltà – dichiara Massimo Soldi, agricoltore di Carpiano, nel Milanese -. Soprattutto chi non aveva fatto contratti di fornitura per tutto l’anno e ora si trova sul mercato, va incontro a problemi grossi. Noi per fortuna ci eravamo tutelati con la soia, ma già il costo per il 2022 è molto più alto del precedente. La situazione non potrà migliorare se il prezzo del latte alla stalla non verrà adeguato”.

“Le materie prime aumentano quasi settimanalmente – spiega Gian Enrico Grugni, allevatore di Cervignano d’Adda (LO) -. Se prima si faticava a far quadrare i bilanci, oggi si registrano i primi passivi. La situazione è veramente problematica, con gli aumenti dei costi in azienda che non vengono seguiti, come dovrebbe essere normale, dall’adeguamento del prezzo del latte. Mi appello alla politica perché faccia comprendere al più presto all’industria la necessità di rivedere il prezzo riconosciuto alla stalla, altrimenti tra qualche mese non ci sarà più materia prima da lavorare, perché molte aziende agricole chiuderanno i battenti”.