P. Iva e liberi professionisti: su di loro non esistono informazioni commerciali. Il gap verso la risoluzione.

Partiamo da un dato: in Italia si contano attualmente 4.873.000 partite Iva. Un universo composto da lavoratori autonomi, artigiani, esercenti, piccoli commercianti e liberi professionisti iscritti agli ordini o alle casse. Eppure, le Business Information, esistono solo per le aziende e non per le persone fisiche. Tradotto in parole povere significa che se nei confronti di un’azienda possiamo reperire tutte le informazioni commerciali necessarie per stabilire la loro affidabilità creditizia, la stessa cosa non è fattibile nei confronti delle partite Iva e dei privati.

Il motivo è semplice: le partite Iva, non dovendo presentare bilanci sulla propria attività, rendono impossibile alle società di rating l’elaborazione di adeguate valutazioni commerciali. Per i privati, invece, i dati sulla loro affidabilità creditizia, sono disponibili, in forma parziale, solamente alle grandi società finanziarie nel caso in cui sia stato attivato un prestito a consumo o un acceso un mutuo. Ad aggravare la situazione c’è un altro dato allarmante. Il maggior numero di insoluti è imputabile proprio ai rapporti commerciali con le Persone Fisiche, come dimostra un recente studio del Gruppo IREC, la più importante realtà italiana dedicata alla gestione e recupero crediti per le PMI italiane. Il sondaggio, condotto su 1.200 partite Iva italiane, in merito ai ritardi e ai mancati pagamenti, ha evidenziato che 3 partite Iva su 4, cioè il 73%, accusa ritardi di pagamento superiori ai 30 giorni e il 31% dichiara di avere tra le 4 e 6 fatture non saldate da inizio 2022. Il 45% dei mancati pagamenti sono riferibili a persone fisiche, il 34% aziende e il 24% hanno insoluti sia con aziende sia con persone fisiche.

“Alla luce di questa situazione, reperire dati sull’affidabilità creditizia delle partite Iva e delle persone fisiche diventa sempre più impellente”, spiega Victor Khaireddin, Ceo IREC. “Abbiamo così deciso di elaborare un innovativo algoritmo chiamato K-Score che potrà fornire un Rating di Solvibilità sulle persone fisiche e le partite Iva. L’algoritmo realizza un’analisi incrociata dei dati provenienti da fonti ufficiali, come il catasto e la Camera di Commercio. Vengono inoltre esaminati i dati provenienti dai nostri database interni, con oltre 1.000.000 interconnessioni tra aziende creditrici e debitrici e informazioni esclusive sulla capacità di onorare i debiti in termini di affidabilità. In ultimo viene svolta l’analisi comportamentale predittiva, attraverso l’analisi del linguaggio delle persone sui social network. Ci sono infatti forti correlazioni tra la linguistica espressa sui social network, il contesto socio-economico di appartenenza e la personalità di un individuo. L’algoritmo formula così un primo ‘profilo’ DISC della persona, vale a dire un modello che ne individua lo stile comportamentale prevalente e questo, successivamente, viene poi rielaborato attraverso i dati ufficiali e i database di proprietà di IREC. Questo significa che in tempo reale, incrociando tutte le informazioni raccolte, riusciamo a valutare l’affidabilità di una persona fisica”.

Per rendere possibile tutto questo, il K-Score sfrutta l’intelligenza artificiale, ovvero il Machine Learning, un algoritmo che permette alle macchine intelligenti di migliorare le loro performance nel corso del tempo. In aggiunta, vengono presi in esame anche i modelli di psicometria computazionale che analizzano i dati provenienti dalla psicometria e dalle scienze cognitive, applicati ai big data. Per completare lo sviluppo della piattaforma K-Score, partendo da una valutazione premoney di 3.200.000, il Gruppo IREC ha lanciato su CrowdFundMe una campagna di equity crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere 300 mila euro (https://www.crowdfundme.it/projects/gruppo-irec/).

“CrowdFundMe – sottolinea Khaireddin – è stata scelta perché è l’unica piattaforma italiana quotata in Borsa e la prima per numero di investitori. In questo modo il Gruppo IREC si è aperto a un azionariato diffuso, dando a tutti l’opportunità di partecipare al progetto di sviluppo, investendo e rafforzando la visione e i risultati economici condivisi. La piattaforma una volta realizzata, darà la possibilità di industrializzare l’erogazione dei servizi, così da renderli economicamente accessibili a PMI e Professionisti. Dalla campagna di equity crowdfunding nascerà quella che possiamo considerare la prima fintech in Italia in grado di offrire alle PMI, in modo strutturato, sia il servizio di business intelligence (analisi predittiva dell’affidabilità), sia quello di recupero crediti”.

Avere la possibilità di conoscere il grado di solidità di un potenziale partner economico è fondamentale per valutare l’affidabilità di un soggetto con il quale fare affari. “Va fatta però una precisazione – conclude Khaireddin – l’analisi dei dati necessari per definire il report di affidabilità creditizia di un determinato soggetto economico, non deve essere visto come il tentativo di spiare le persone o invadere la loro privacy. Tutt’altro, è uno strumento di grande utilità economico e sociale, che tutela un soggetto economico permettendogli di conoscere in anticipo lo stato di salute e la solidità di un potenziale partner”.