La Lombardia sta perdendo competitività.

di Achille Colombo Clerici

Fino a qualche anno fa la Lombardia era annoverata tra i ‘motori d’Europa’ assieme a –  in ordine di Pil –  Baden Wuerttemberg, Catalogna, Alvernia-Rodano-Alpi. La crisi del 2008 ha profondamente modificato la classifica. In totale sono 19 le regioni europee, con un PIL pro capite pari ad almeno il 50% in piu’ della media dell’ UE. Nessuna in Italia.

Secondo l’indice di competitività regionale elaborato dalla Commissione europea sulla base di 74 indicatori, tutte le regioni italiane sono sotto la media del Continente, dove avanzano la comunità autonoma di Madrid e le aree metropolitane di Lisbona e di Varsavia.

La Lombardia in termini assoluti resta, e di gran lunga, la più ricca ed economicamente forte fra le regioni italiane, grazie anche al numero di abitanti (l’Emilia-Romagna, per citare, sarebbe seria concorrente a parità di residenti e quindi di produttività): ma è irrimediabilmente frenata da fattori generali nazionali quali la stabilità  e la qualità delle istituzioni, l’eccesso di burocrazia, l’inquinamento delle mafie di importazione, la carenza di infrastrutture in rapporto alla capacità produttiva, la reattività tecnologica, mantenendo comunque buoni livelli per sanità, istruzione universitaria, dimensioni del mercato, export.

L’elevato debito pubblico, che sul piano politico rappresenta un handicap, combinato con l’assenza di riforme tese a sanare le criticita’ varie, istituzionali ed economiche nazionali, ha portato il Paese ad essere il fanalino di coda del Continente.

Tutti o quasi gli indicatori lo confermano.
Il rapporto 2018 del World Economici Forum  certifica alcuni consolanti livelli italiani, ad esempio la capacità di innovazione (dove siamo ventiduesimi), le infrastrutture (ventunesimi), la dimensione del mercato (dodicesimi) o la sanità (dove siamo sesti); ma ci vede al 31° posto sui 140 Paesi presi in esame. In Europa i Paesi che ci stanno davanti, dall’Islanda alla Spagna, sono addirittura 16.

Recente, lo ‘schiaffo’ dei mercati che hanno dichiarato la Grecia più affidabile dell’Italia, con i rendimenti dei bond governativi di Atene diventati piu’ convenienti dei corrispondenti btp italiani su diverse scadenze.