Coronavirus, Unione Artigiani: si studino modalità e regole per riapertura, non si può compromettere il futuro dell’economia del paese.

In questa fase di persistente chiusura prudenziale delle gran parte delle attività produttive in Italia il paese sta compromettendo irreparabilmente il proprio futuro e quello delle prossime generazioni.

Altri Paesi non hanno completamente fermato il processo produttivo e stanno conquistando quote di mercato a danno delle nostre aziende.La depressione potrebbe produrre effetti assai più devastanti del virus.Virus che abbiamo iniziato ad imparare a conoscere.Si deve iniziare a declinare con urgenza  la ripresa e la riapertura, secondo criteri non solo di categoria e settori e di un protocollo di salute e sicurezza ad hoc per le diverse situazioni”.

 

L’Italia è in zona rossa per l’emergenza coronavirus, il nostro Paese è in lockdown quasi totale e la situazione si protrarrà almeno fino a lunedì 13 aprile compreso. Si può uscire di casa soltanto per motivi di lavoro, ragioni di salute o casi di stringente necessità (fare la spesa), restano aperti soltanto negozi di alimentari, farmacie, tabaccai, edicole, attività che forniscono beni o servizi essenziali per l’essere umano. Stiamo vivendo una situazione surreale, l’obiettivo è quello di contenere il contagio e sconfiggere Covid-19: il picco sembra essere arrivato ma la fase di discesa deve ancora iniziare, i prossimi giorni saranno decisivi per capire la situazione e per decidere quali norme adottare da dopo Pasqua.

 

Secondo l’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza si deve andare verso una riapertura graduale delle attività a partire da dopo Pasqua o, al massimo, entro la fine del mese.

 

Potrebbero alzare la saracinesca quei aziende, e sono molte che consentono di mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro.

Gli imprenditori sono disponibili ad affrontare tutti i protocolli sanitari necessari per i propri dipendenti e per la riorganizzazione aziendale pur di riaprire.

Per non affollare i mezzi di trasporto si potrebbero ad esempio organizzare le attività secondo orari di lavoro da distribuire sull’intero arco della giornata secondo codici ATECO.

 

Con le opportune precauzioni, adottate anche seguendo protocolli specifici per le diverse situazioni, si deve anche cominciare a consentire la riapertura di botteghe artigiane a monoconduzione come per esempio calzolai, tappezzieri, falegnami, dove non è necessario uno stretto contatto con li cliente.

Parrucchieri, acconciatori, estetisti e barbieri potrebbero riaprire, purchè per un solo cliente alla volta da ricevere su prenotazione e previa misurazione della temperatura e l’obbligo della mascherina per entrambi, cliente ed operatore.

 

E ancora, deve procedersi ad una progressiva riapertura aziende e fabbriche dove il distanziamento sia garantito, o ii cui titolari assicurerebbero un rientro parziale degli addetti in modo da consentire di mantenere le distanze di sicurezza.

 

Naturalmente – spiega il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, Marco Accornero – resterebbero aperte le attività e i negozi che non hanno mai chiuso come alimentari, farmacie, edicole, tabaccai, pompe di benzina, meccanici, manutentori elettrici ed idraulici. Più complessa la situazione di ristoranti, bar, cinema, teatri, musei e in generale luoghi di aggregazione, piscine, palestre. Certo è che occorre predisporre velocemente protocolli articolati e precisi capaci di consentire un progressivo riavvio delle attività produttive”.

 

Unione Artigiani – conclude Accornero – desidera offrire il proprio contributo alle istituzioni preposte alle decisioni riguardanti possibili riaperture ed è disponibile a partecipare a tavoli di confronto per esaminare casi pratici e possibili protocolli da far adottare al fine del riavvio del lavoro in botteghe, negozi, piccole imprese.”