Coronavirus, l’Unsic denuncia problemi enormi anche in agricoltura.

Antonino Chiaramonte, un agricoltore di Mendicino in provincia di Cosenza, ha deciso di sostituire le foglie di marijuana al grano, ormai "non più conveniente per i prezzi troppo alti". Dai mattoni della bioedilizia per costruire case ai vestiti, passando gli alimenti, gli olii e persino i cruscotti delle auto, la sua canapa viene destinata agli stabilimenti per la produzione di diversi oggetti, 31 maggio 2014. ANSA/FRANCESCO ARENA

Da molte delle nostre migliaia di aziende agricole distribuite in tutta Italia, specie nel Mezzogiorno, giungono brutti presagi: è soprattutto la mancanza di manodopera straniera a mettere a rischio parte della produzione agricola. Lo scorso anno nelle nostre campagne hanno operato quasi 350mila lavoratori stranieri regolari, determinanti per l’attività di raccolta. I più usufruiscono di permessi di soggiorno temporanei. A questi va aggiunta la quota degli irregolari. Quest’anno, purtroppo, abbiamo due enormi problemi: il coronavirus e gli effetti delle leggi sulla sicurezza. I nostri imprenditori agricoli denunciano mancanza di risorse umane, impossibilitate attualmente persino di entrare in Italia. Per cui saranno a rischio non solo molti raccolti, ma persino le semine. Meno frutta e verdura italiana nei negozi e rischio di prezzi alle stelle”.

E’ quanto denuncia Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, Unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori, organismo con 40mila aziende associate e Centri di assistenza agricola in 105 province italiane. Mamone ricorda che l’agricoltura italiana nel 2018 ha generato un valore 32,2 miliardi di euro, secondo i dati Istat, entità superiore a tutti i Paesi europei. E che siamo leader in Europa per produzione di ortaggi e per alcune tipologie di frutta, come albicocche, ciliege, kiwi, mele e pere.