Coronavirus e fase 2, Unione Artigiani: parrucchieri a rischio rivolta, non possono stare fermi un altro mese.

Acconciatori ed estetisti sul piede di guerra dopo l’annunciato calendario per il riavvio delle attività, che li vedrebbe aprire solo dall’1 giugno. Critica l’Unione Artigiani, che sollecita interventi urgenti di sostegno economico per una categoria che rischia di reagire in modo incontrollato.

“La maggioranza dei parrucchieri e degli estetisti rischia di non aprire più i battenti, altro che riavvio il primo giugno. Occorre subito ripensare l’agenda e intervenire urgentemente al sostegno economico di un settore pronto alla rivolta
“.

L’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza reagisce duramente a quanto previsto per gli acconciatori dal nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri presentato ieri sera.

Il calendario definito – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani, Marco Accorneroè inutilmente penalizzante nei confronti di questo settore. Non si capisce l’accanimento nel costringere alla serrata migliaia di botteghe di parrucchiere, barbieri ed estetisti che già sarebbero pronti con appositi dispositivi e l’accorgimento di ricevere su appuntamento un cliente alla volta, sanificando i locali spesso. Sarebbero le medesime condizioni che si verificherebbero per altre attività per le quali si è concesso il riavvio già dal 4 maggio.”

“Costretti a non lavorare, a pagare costi fissi come affitti e bollette, e per giunta penalizzati ulteriormente dalla dilagante concorrenza sleale di abusivi che si recano a domicilio dai clienti per taglio di capelli e messi in piega – rimarca Accornero -. La situazione di acconciature ed estetica è gravissima e la soluzione urgente è quella di consentirne la riapertura settimana prossima pur con regole stringenti o intervenire urgentissimamanete con provvedimenti di sostegno economico concreti. Attendere ancora più di un mese per far riavviare loro l’attività senza aiuto alcuno significa condannarli al fallimento e, prima ancora, assistere a un’autentica ribellione.”

“Per questo – conclude Accornero – lanciamo un appello al Governo per un immediato correttivo al decreto che preveda la riapertura anche per le migliaia di realtà di questo settore che in queste ore ci stanno facendo giungere i loro disperati messaggi.”