Si spartisce a dittico la serata che il Conservatorio di Milano, insieme all’Associazione Figli della Shoah, offre alla Città di Milano e al pubblico della Sala Verdi nell’annuale appuntamento dedicato alla MEMORIA.
Programmato per giovedì 26 gennaio alle ore 20.00, il concerto evento propone, quest’anno, un doppio percorso: a una prima parte dedicata alla musica del quinquennio 1933-1938, periodo che conduce all’emanazione delle leggi razziali, segue una seconda parte dedicata a musicisti jazz, che hanno riflettuto sulla tragedia della Shoah o ne sono stati testimoni nel racconto dei loro padri.
Giovedì 26 gennaio
Sala Verdi ore 20.00
Saluti istituzionali
Prima parte
E COME POTEVAMO NOI CANTARE
di Claudio Ricordi e Mariella Zanetti
Ira Rubini, Claudio Ricordi conduzione
Violino tzigano*
Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia: aria di Figaro
Juan Antonio Blanco baritono
Ryutaro Sugiyama pianoforte
Giacomo Puccini
Turandot: aria di Calaf*
Giuseppe Verdi
Il trovatore: «Di quella pira»
Con la voce di Nicola Stame (unico audio di Nicola Stame)*
Fryderyk Chopin
Studio in do minore op. 10 n. 12
Ryutaro Sugiyama pianoforte
Johannes Brahms
Ballata in re minore
Sebastiano Benzing pianoforte
Ludwig van Beethoven
Primo movimento dal Trio per pianoforte n. 7 in si bemolle maggiore, “Arciduca”
Trio di Milano*
Johann Sebastian Bach
Adagio e Fuga dalla Sonata n. 1 in sol minore BWV 1001
Augusto Tenuta violino
L’Internazionale*
*Registrazioni storiche
Impercettibile o assordante, mesta o gioiosa, la musica si intreccia con la Storia e con le storie, in un flusso inarrestabile nel bene e nel male. E attraverso la musica e i musicisti vogliamo raccontare il Male assoluto, la catastrofe.
Una colonna sonora di voci, musiche e suoni che raccontano un crescendo drammatico che inizia quasi sommessamente con le leggi razziali nazifasciste del 1933 e del 1938, e si spinge sino al salto nel vento dello sterminio nella sua fase finale.
Una colonna sonora che vorremmo non fosse mai stata scritta.
Seconda parte
NEW GENERATION
Quattro brani per la Giornata della Memoria
Luca Bragalini introduzione
VJO Verdi Jazz Orchestra del Conservatorio
Pino Jodice direzione e arrangiamenti
Shtetl – Ghetto Life (John Zorn)
Primo movimento della Suite Kristallnacht (1993)
Ani Maamin (traditional)
Arrangiamento di Avishai Cohen
Dal disco Continuo (2006)
N’kadesh Oz B’kol (traditional)
Arrangiamento di Steve Bernstein, dal disco Diaspora Blues (2002), che si rifà a un’incisione del Cantor Moshe Koussevitzky.
Israeli Song (Eli Degibri)
Ultima traccia del disco Israeli Song (2010)
Degibri è un jazzista israeliano, il cui padre è sopravvissuto al campo di sterminio
L’Internazionale secondo Pino Jodice
Il concerto volge alla contemporaneità con l’esecuzione di quattro pagine che appartengono a firme del jazz ebraico di oggi, quattro compositori che hanno riflettuto sulla Shoah e sulla tradizione ebraica. Intitolata New Generation, questa porzione di programma, ideata da Pino Jodice in collaborazione con Luca Bragalini, restituisce una narrazione.
Con Shtetl – Ghetto Life di John Zorn (primo movimento della Suite Kristallnacht) siamo nella quiete di un ghetto prima della Notte dei Cristalli. Segue la rilettura, del bassista Avishai Cohen, di Ani Maamin, tema a cui gli ebrei si sono aggrappati per affrontare la tragedia della deportazione. E ancora N’kadesh Oz B’kol, rielaborazione di una preghiera del Kantor Moshe Koussevitzky per mano di Steven Bernstein, che la ha inserita nel suo disco Diaspora Blues. Dalla diaspora alla casa nella terra promessa d’Israele, con Israeli Song del sassofonista Eli Degibri, figlio di un sopravvissuto. A Luca Bragalini ha rilasciato una toccante testimonianza della drammatica esperienza del padre, ebreo bulgaro: di quelle vibranti parole si nutre la presentazione di questa parte del concerto, che nondimeno si conclude con una melodia di intima grazia, un inno di speranza.
Per il Conservatorio di Milano e l’Associazione Figli della Shoah si tratta del ventesimo Giorno della Memoria organizzato insieme. Le due realtà lavorano infatti congiuntamente dal 2003, per celebrare la Memoria della Shoah e soprattutto per trasmetterla alle giovani generazioni.
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Il passaggio del testimone della Memoria alle giovani generazioni avviene anche attraverso un altro appuntamento organizzato dal Conservatorio di Milano e dedicato, quest’anno, alla memoria degli artisti del campo di Terezín.
Programmato in orario del mattino, questo secondo concerto-testimonianza, si terrà lunedì 30 gennaio alle 10.30 sempre in Sala Verdi.
Lunedì 30 gennaio
Sala Verdi ore 10.30
Appuntamento organizzato da
Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano
Nell’ambito di
Comune di Milano-Milano è Memoria
LA RIVOLTA DELL’ANIMA
Concerto in memoria dei numerosi artisti di Terezín
Lettura di La rivolta dell’anima
Testo di Fabrizio Parrini
Dedicato a Gideon Klein morto a Terezín nel 1945
Arrangiamenti di Sergio Scappini per quartetto di fisarmoniche da:
Gideon Klein (1919-1945), Trio per archi
Fryderyk Chopin (1810-1849), Preludio in si minore op. 28 n.6
Bedřich Smetana (1824-1884), La Moldava
Repertorio klezmer
Sergio Scappini (1956), Maybe, Cry, Isn’t
Beniamino Borciani voce
Fisarmoniche
Paolo Camporesi, Katsiaryna Haidukova
Elena Chiaramello, Daniele Genovese
Assistente al progetto Michele Bracciali
La musica può esistere anche in assenza di umanità? Gideon Klein – pianista e compositore ceco, internato in un campo di concentramento e poi ucciso dai nazisti a 25 anni appena compiuti – provò a dare una risposta a questa domanda.
In assenza di tutto ciò che rende le persone umane, Gideon Klein riuscì a vincere l’orrore dei suoi tempi portando la musica all’interno del campo di concentramento di Theresienstadt, in cui era internato. Per anni, all’interno del campo, svolse un’importante attività di educatore e organizzatore culturale: per questo il suo esempio di resilienza sarà il baluardo di questa serata. La sua voce – personificata dallo scritto di Fabrizio Parrini – ci porterà per mano attraverso le sue musiche, eseguite dal quartetto di fisarmoniche dirette da Sergio Scappini, con la collaborazione di Michele Bracciali. Il quartetto farà, quindi, ciò che ha fatto la valigia nella quale erano contenute tutte le sue composizioni, salvate da Irma Semtzk, sua fidanzata, sopravvissuta al campo di Theresienstadt: custodirà una memoria costruita senza la speranza, distribuendola con reverenziale cautela, come si fa con qualcosa di prezioso.
Anche Theresienstadt ha svolto un’azione molto simile: è stato, infatti, un campo di concentramento nazista nato da una fortezza che l’esercito austriaco aveva costruito alla fine del 1700. Il sito era stato scelto perché circondato da alte mura, con un articolato sistema di difesa. Queste fortificazioni hanno permesso ai nazisti di trasformarlo facilmente in un campo di concentramento: le mura di Terezín (in lingua ceca) erano state costruite perché nessuno entrasse, i nazisti le sfruttarono affinché nessuno potesse sfuggirne.
Così nacque Theresienstadt, il luogo del grande inganno nazista, in cui giornali e governi avevano la possibilità di trovare le finte prove di un sistema giusto nei confronti degli internati e in cui i prigionieri potevano ritrovare la finta speranza di una vita normale. All’inizio del 1944, i nazisti costrinsero gli internati a sistemare e pulire le strade interne, i dormitori e i luoghi in comune. I prigionieri furono nutriti più del solito e vennero loro concesse alcune libertà altrove impensabili: potevano fare musica, scrivere pièce teatrali e, addirittura, giocare a pallone.
Nelle valigie dei deportati c’erano, però, spesso, anche strumenti musicali: clarinetti, violini, sassofoni, e perfino qualche strumento più grande. I nazisti sfruttarono anche questo fatto, organizzando concerti e spettacoli per adulti e bambini – celebre lo spettacolo intitolato Brundibár, con musiche di Hans Krása, un’opera del 1938, rappresentata più volte a Theresienstadt.
Tutto ciò aveva il reale intento di creare materiale cine-fotografico che mostrasse persone apparentemente felici e sane. Invece, poche settimane dopo la fine delle riprese, tutti i prigionieri protagonisti di questi materiali furono deportati ad Auschwitz, il campo di sterminio da cui quasi nessuno riusciva a tornare.
Così, come il bambino con la fisarmonica presente nel testo su Klein, le quattro fisarmoniche del concerto faranno ripercorrere al pubblico la triste storia di Terezín, il campo di concentramento che diventò un insolito punto di incontro per artisti di diversa estrazione. Per questo, non solo si viaggerà attraverso le note dell’ultima composizione di Gideon Klein – un Trio per archi completato alla fine di settembre 1944 – ma si incroceranno anche le musiche di Chopin (precisamente il Preludio in si minore op. 28 n. 6), la Moldava di Smetana e le musiche klezmer (cioè le musiche che accompagnavano i matrimoni delle comunità ebraiche), nell’arrangiamento di Sergio Scappini.
Le musiche si comporteranno come la storia di queste persone: si ripeteranno e si incroceranno, faranno perdere il filo di ciò che è stato e di ciò che sarà. La voce narrante permetterà di entrare in contatto con i bambini di quel campo, ingannati, nella loro ingenuità e innocenza, dalla finta prospettiva di un futuro solido e sicuro, futuro dentro il quale, però, hanno finito invece per spegnersi. (Maria Vincenza Cabizza)
Ingresso ai due appuntamenti libero su registrazione all’indirizzo
permilano@consmilano.it
L’organizzazione del Giorno della Memoria per il Conservatorio di Milano
è a cura di Nicoletta Mainardi
XXIII GIORNO DELLA MEMORIA 2023
Con il patrocinio di
Regione Lombardia
Comune di Milano-Milano è Memoria
UCEI Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Promosso da
Associazione Figli della Shoah
Comunità Ebraica di Milano
Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano
Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea
Fondazione Memoriale della Shoah
Con il sostegno di
Intesa Sanpaolo
TEVA
In collaborazione con
Fondazione Corriere della Sera