Conservatorio Verdi, 2 concerti giovedì 7, in sede ed alla Chiesa Cristiana Protestante.

Giovedì 7 ottobre

Sono due i concerti programmati dal Conservatorio di Milano per questa data

 

 

PRIMO APPUNTAMENTO

 

Concerto della YOUTH Orchestra del Conservatorio

Giovedì 7 ottobre

Conservatorio, Sala Verdi ore 20.30

Lars-Erik Larsson

Concerto per sassofono e orchestra d’archi op 14

Manuel Teles saxofono

Wolfgang Amadeus Mozart

Concerto per violino in re maggiore KV 211

Sara Bellettini violino

Franz Joseph Haydn

Sinfonia n. 104 “London”

YOUTH Orchestra del Conservatorio di Milano

Direttore Daniele Giulio Moles

 

 

Gli studenti più giovani del Verdi di Milano, ancora iscritti ai corsi di esercitazioni orchestrali, insieme a due giovani solisti selezionati in audizione, animano il concerto della YOUTH Orchestra del Conservatorio, diretta da Daniele Giulio Moles, docente appunto di esercitazioni orchestrali.

L’appuntamento, a ingresso gratuito, prevede obbligo di green pass e prenotazione dei posti all’indirizzo biglietteriayouth@consmilano.it.

 

 

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SECONDO APPUNTAMENTO

 

MUSICA MAESTRI!… fuori sede

Giovedì 7 ottobre

Chiesa Cristiana Protestante ore 18.00

(Milano via De Marchi)

 

Hindemith Calvino

Una lezione americanatra musica e letteratura

Progetto di Maria Cecilia Farina

con la collaborazione di Sonia Grandis e Nicola Pedone

Paul Hindemith (1895-1963)

Le tre sonate per organo

alternate a letture dalle Lezioni americane

di Italo Calvino (1923-1985)

 

Maria Cecilia Farina organo

Beniamino Borciani voce recitante

Ingresso al concerto con green pass fino ad esaurimento dei posti disponibili

 

 

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Di seguito la presentazione del programma a cura di Maria Cecilia Farina

 

Definire Paul Hindemith (Hanau, 1895 – Francoforte, 1963) solo un grande compositore sarebbe veramente riduttivo.

Straordinario violista e violinista (alla viola dedicò larga parte della sua produzione strumentale), sapeva suonare a un buon livello i principali strumenti a tastiera e molti strumenti a fiato e a percussione. Direttore d’orchestra, didatta e teorico della musica, divulgatore e ricercatore, Hindemith era un lavoratore metodico e artigianale: nulla dies sine linea. Come compositore, lasciò una mole di musica vocale e strumentale, nelle più svariate declinazioni: teatro, musica sacra, genere sinfonico e da camera.

L’organo è uno strumento particolarmente amato da Hindemith perché pienamente affine allo spirito polifonico e all’ideale bachiano che lungo il cammino compositivo rappresentò il filo rosso della sua scrittura. Analogamente, un altro filo rosso fu la Sonata: Hindemith ne scrisse almeno una per ogni strumento della tavolozza orchestrale, compresi quelli raramente contemplati come solisti (ad esempio il trombone e il basstuba).

Le tre Sonate per organo furono composte tra il 1937 e il 1940. Già da alcuni anni, il compositore era stato bollato dal regime nazista ed inserito nell’elenco dell’entartete Musik (musica degenerata). A seguito di queste persecuzioni, dopo alcuni periodi di lavoro all’estero (Turchia e America), nel 1940 decise di emigrare negli U.S.A., dove da anni aveva stabilito contatti con la Yale University ed era molto noto sia come compositore che come violista e direttore d’orchestra. Le tre Sonate sono piuttosto diverse tra loro e rappresentano in modo esemplare varie facce dello stile hindemithiano, che proprio in quegli anni veniva definendosi anche sul piano teorico: nel 1937 uscì infatti il primo volume del trattato Unterweisung im Tonsatz [Istruzioni per la composizione], nel quale con rigore scientifico il compositore esplicitò le basi della sua scrittura. A seguito di un complesso ragionamento sui suoni armonici, Hindemith affermò i fondamenti naturalistici del suo linguaggio musicale, sia in senso melodico che armonico, superando l’atonalità dei suoi primi anni creativi e ponendosi in aperto contrasto con la dodecafonia della Scuola di Vienna e, in generale, con la ricerca di grammatiche musicali artificiali.

La Sonata I è la più ampia e forse la più complessa delle tre. Consta di due grandi movimenti, divisi in sottomovimenti, tanto che l’ascoltatore percepisce una scansione in cinque sezioni totali. Ad un primo movimento in forma-sonata bitematica – quasi classica – preceduta da un’introduzione, seguono un Adagio di straordinario lirismo neo-barocco, una Fantasia ispirata allo stylus phantasticus di Buxtehude e infine un Andante di intima e agreste poesia, col quale la Sonata si chiude in dissolvenza.

La Sonata II, anch’essa del 1937, è più breve e presenta una scrittura molto tersa ed essenziale: un vero esempio di “leggerezza” in senso calviniano. Ad un primo tempo in forma-sonata, seguono una pensosa Siciliana e infine una Fuga. Innumerevoli sono le composizioni strumentali e vocali di Hindemith che contengono fughe e fugati: il contrappunto rigoroso costituì per tutta la vita una sua forma mentis.

La Sonata III Über alte Volkslieder [Su antichi canti popolari tedeschi], del 1940, è il primo pezzo importante composto durante il lungo esilio negli U.S.A. I canti popolari scelti da Hindemith per l’elaborazione organistica sono tratti dall’Alt Deutsches Liederbuch di Franz Boehm, un’antologia di melodie tedesche dal XII al XVI secolo. I testi raccontano di amore tradito, e vi si può leggere un’analogia con la Germania tradita – appunto – e umiliata dal Nazismo. Alla radice di questa scelta sta l’amore di Hindemith per il canto popolare della sua terra, nella struggente nostalgia che lo pervadeva durante gli anni dell’esilio americano, ma anche la granitica affermazione di un “credo” poetico: il solido ancoraggio alla tradizione, nella costruzione artigianale del contrappunto su antichi canti fermi, rappresentava per il compositore quasi una missione e gli conferiva una profonda serenità interiore. Il compositore americano Aaron Copland, amico e collega negli anni dell’esilio, scrisse in proposito che l’idea musicale di Hindemith «avrebbe esercitato maggior fascino su quegli spiriti che hanno un approccio strettamente ragionato e sistematico ad ogni problema». Questo, a mio parere, è vero solo in parte: insieme alla chiarezza e alla sistematicità delle strutture, la musica di Hindemith è pervasa da un profondo afflato poetico, da una limpida espressività di matrice vocale, ed è spesso illuminata da un ironico sorriso.

Dedico questo concerto alla memoria di Eva Frick-Galliera, mia docente di organo al Conservatorio di Milano e profonda interprete, che per prima mi ha fatto scoprire le Sonate di Paul Hindemith.