Le parole di Drina – Prima Nazionale al Teatro La Cavallerizza da venerdì 27 a sabato 29.

MTM La Cavallerizza –  dal 27 al 29 gennaio 2023

Le parole di Drina – Prima Nazionale

dalla testimonianza di DrinaBavestrello

scritto e interpretato da Laura Laterza

regia di ClaudioOrlandini e Cinzia Brogliato

 

luci di Alessandro Bigatti

costumi di Anna Bertolotti e Floriana Setti

foto di scena Daniela Parisi

da un’idea di Carola Boschetti e RobertoCeriani

produzione Comteatro

Testo “segnalato” premio Fersen alla regia e alla drammaturgia contemporanea 2019, XV ed.

Spettacolo vincitore del Bando Next – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo – 2020

“Le parole di Drina”. Alla Cavallerizza uno spettacolo che porta in scena il dramma del golpe in Cile.

Dal 27 al 29 gennaio 2023, Comteatro è in scena alla Cavallerizza del teatro Litta di Milano con la sua ultima produzione “Le parole di Drina” regia di Claudio Orlandini e Cinzia Brogliato.

Lo spettacolo nasce da un’idea di Carola Boschetti e Roberto Ceriani e dalla testimonianza di Drina Bavestrello.  Scritto e interpretato da Laura Laterza, la protagonista racconta il dramma vissuto in prima persona, appena quindicenne, durante il Golpe militare del 1973 in Cile.

la mattina dell’11 settembre quando, alle primissime ore del giorno, sente scoppiare una bomba posta all’interno dell’Università Tecnica dello Stato proprio di fronte casa sua. Da quel momento termina una parte importante della sua vita serena e spensierata, che tocca l’apice della gioia sotto il governo di Salvador Allende e inizia una vita difficile e dolorosa che vede l’arresto del padre, un uomo “per bene”, mai in aperta opposizione al regime di Pinochet, che tuttavia subisce indicibili torture per aver scelto di difendere la sua famiglia e i suoi ideali di giustizia; la fuga di sua sorella, ricercata dai golpisti perchè militante socialista e l’inevitabile abbandono del Cile per approdare all’Italia solidale degli anni settanta dove si sentirà accolta e metterà nuove radici.

Il racconto di Drina è un intreccio di storia e memoria ma anche una storia drammaticamente attuale, tanto attuale in un momento in cui le nostre vite, in un’apparente condizione di equilibrio, sono continuamente minacciate dalla sensazione di un pericolo imminente. Una storia che alimenta riflessione e porta alla consapevolezza che ciò che è successo a lei potrebbe toccare chiunque.  E’ una storia in cui il dolore, lo sgomento e la solidarietà non sono più concetti astratti ma sono resi concreti dal vissuto di una ragazza di quindici anni, la cui vita è stata interrotta dalla scelta di un padre che ha posto l’amore e la giustizia sopra ogni cosa.

Claudio Orlandini e Cinzia Brogliato, registi dello spettacolo, ci conducono per mano in un viaggio a tratti onirico attraverso il Cile e l’Italia, il nuovo e il vecchio continente, la dittatura di Pinochet e le sue vittime, i piani di fuga, la paura della morte, la solidarietà e la rinascita, il tutto evocato  dal suggestivo spazio vuoto in cui Laura Laterza, unica attrice in scena, si cala nel personaggio per creare la vita vera e un qualcosa di urgente che ha a che fare con la nostra quotidianità e la possibilità del baratro in ogni singolo istante.

Note di regia

“Se le bombe non possono insegnare, come può farlo il teatro?” Ero un ragazzo che andava a manifestare nel ‘73, l’anno del golpe in Cile, le bombe i massacri, arrivavano in Italia in risonanza fortissima con le contestazioni giovanili.  In noi ragazzi c’era la voglia di cambiare tutto, nelle fabbriche, nelle scuole, nei rapporti con il potere.  Cercavamo un nuovo spazio di azione, un nuovo concetto di democrazia.  Quando nel Febbraio 2020 ho iniziato a lavorare sul testo di Drina non sapevo ancora che a 17 anni avevo manifestato per lei, una ragazzina di 15 anni che stava vivendo sulla propria pelle  la terribile violenza della dittatura militare. Lo spettacolo doveva essere pronto per marzo 2020. Non mancavano molte prove alla prima che doveva avvenire alla Casa della memoria di Milano. Io e Cinzia, che mi affiancava nella regia, facevamo primi tentativi di montaggio, ignari che come Drina, la protagonista della storia, anche per noi sarebbe cambiato tutto da lì a poco: lo stato pandemico stava cambiando la nostra vita come quella di tutti. Le prove ricominciano quasi un anno dopo: è’ l’inizio diuna nuova regia.

Cinzia, Laura ed io intuiamo subito che non è possibile far finta di nulla, è cambiato tutto intorno a noi, e così improvvisamente propongo di liberarci di tutti gli oggetti di scena; ho l’urgenza dello spazio vuoto. Credo che in quel momento sia entrato in scena il corpo di quel ragazzo del ‘73,mi aiuta un ricordo di quegli anni, una frase di Julian Beck “ Se le bombe non possono insegnare, come può farlo il teatro?” Entro in scena con questa domanda, inizio a manifestare fisicamente il disagio di Drina nell’udire la prima bomba che diede vita alla dittatura militare, lo stupore ingenuo di una ragazzina di 15 anni, quel momento ha inizio un nuovo viaggio per me, Cinzia e Laura dentro il golpe cileno che sconvolse la vita della famiglia di Drina.   Lo spazio vuoto e un’attrice, Laura,un misto di stupore ed eccitazione ci pervade, continuiamo a provare con il timore di aver prima o poi bisogno di oggetti, musiche, invece resistiamo ci sproniamo ad aver fiducia giorno dopo giorno nel nuovo stato. Laura diventa sempre più un corpo vibrante e stupito, un corpo che dipinge immagini e stati d’animo in un turbinio di sensazioni. Negli anni ‘70 ricordo di aver incontrato il teatro politico con il Living Theatre, nel cortile della mia scuola, Julian Beck si chiedeva “Il Teatro esiste in primo luogo per servire i bisogni della gente che assiste, o a quelli della gene che lo fa?” Ora a posteriori so che manifestavo anche per Drina, una ragazzina di 15 che viveva sulla propria pelle la violenza terribile di una dittatura militare. Dunque il ricordare è stato anche per me il verbo di riferimento in questa esperienza di regista. Ho ricordato la mia giovanile esuberanza politica, ricordato le mie prime esperienze di manifestazioni di piazza, gli scontri con la Polizia, gli slogan contro Pinochet. Il corpo memoria ha iniziato a ricordare e reagire.

Claudio Orlandini

La Cavallerizza

da venerdì a domenica ore 19.30

intero 15,00€, ridotto DVA 7,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore VERDE, diritto di prevendita 1,80€

durata dello spettacolo: 80 minuti

Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

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Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4

 

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita

vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.