Le dominazioni straniere, secondo incontro.

Al secondo incontro del ciclo 2019 di Osservatorio Metropolitano dal titolo « Le dominazioni straniere in Italia e i loro effetti sulla forma della citta’» le parole dei relatori sono state sostituite dalle immagini di un coinvolgente lungometraggio realizzato da memoMi, un museo virtuale della storia del Novecento milanese, promosso dall’ Associazione Chiamale Storie, con il sostegno della Fondazione Pasquinelli, il patrocinio del Comune di Milano, Regione Lombardia, Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano; sviluppato da 3D Produzioni, che nasce da un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con gli archivi pubblici e privati per raccogliere saperi e memorie che altrimenti sarebbero andati persi.

L’ ha presentato, ad un folto pubblico di esperti e di milanesi interessati alle cose della citta’, Didi Gnocchi, direttore editoriale di memoMi, nonché fondatrice della 3D Produzioni – alla quale è stato assegnato il prestigioso riconoscimento giornalistico Premiolino 2013 “Per aver creato la prima Web Tv italiana dedicata all’arte, alla cultura e al design”. Preceduta da una breve introduzione di Alberico Belgiojoso sui tre imperi – spagnolo, asburgico, francese – che hanno dominato Milano inserendola nel contesto europeo e dotandola di una marcia diversa da quella delle altre città italiane.

Le dominazioni hanno cambiato cultura, tradizioni, società, economia milanesi ed hanno lasciato, ciascuna, impronte visibili nel tessuto urbanistico e architettonico della città.

Si comincia con l’impero spagnolo: le Mura di Carlo V, formidabile baluardo difensivo, e le sue porte; il famoso Palazzo Marino (completato però soltanto alla fine del 1800) attuale sede del Comune; Palazzo Omenoni, abitazione del celebre scultore e orafo Leone Leoni; Palazzo Litta; Palazzo Spinola; Palazzo Sormani; il Lazzaretto – del quale resta soltanto la Chiesa – un villaggio che ospitò decina di migliaia di colpiti dalla terribile peste del 1630 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, conseguenza di carestie e guerre che infersero un durissimo colpo all’intera popolazione. Brillarono , in tanta cupezza, figure come San Carlo Borromeo e il cugino Cardinale Federico che fondò la Biblioteca Ambrosiana, scrigno di una vasta e preziosa collezione d’arte e di cultura.

Ma Milano dovette attendere la fine del 1700 per vedere la luce. Non solo metaforicamente. Dopo decenni di scorribande sul suo territorio di eserciti d’ogni nazione, nel 1748 tornava definitivamente nell’orbita austriaca, subendo profonde trasformazioni in seguito all’affermarsi della politica riformatrice della sovrana cattolica illuminata Maria Teresa d’Austria. Nel 1780 le notti di Milano, fino ad allora rischiarate soltanto da qualche lume davanti alle edicole votive ed alle chiese, vennero illuminate da 480 lampioni ad olio. Maria Teresa, prima di morire, volle la “capitale del sud” dell’impero simile a Vienna. Per la citta’ e’ il periodo d’oro. Del Teatro alla Scala e del suo omologo “minore” La Cannobiana (oggi Teatro Lirico) – si pensi che questi teatri ‘servivano’ una citta’ di soli 120mila abitanti – della Pinacoteca e dell’Osservatorio di Brera e del quartiere circostante che ospitava oltre 5.000 allievi; di Palazzo Reale, delle Ville Reali di Milano e di Monza, di Palazzo Belgiojoso, di Palazzo Clerici, di Palazzo Greppi ( del Piermarini), di Palazzo Dugnani, delle vie lastricate e pulite, delle riforme urbanistiche (catasto) sociali, fiscali, culturali (Il Caffè, Verri, Beccaria), di uno straordinario sviluppo intellettuale favorito da scuole e istruzione. Un assolutismo illuminato di cui Milano gode ancor oggi i benefici.

Breve, ma dalle notevoli conseguenze, il dominio francese. Napoleone vede la città come una ‘Parigi giovane’, piena di potenzialità utili ai propri disegni; fonda nel 1797 l’Istituto Reale di Scienze, Lettere ed Arti, sul modello dell’Institut de France.
A Palazzo Serbelloni dove per un certo periodo risiedette con la moglie Josephine De Beauharnais, fonda la Repubblica Cisalpina.

Adotta il tricolore, concepisce l’idea di Foro Bonaparte – un anello di luoghi pubblici attorno al Castello progettato dall’Antolini – rimasto a metà. Realizza l’Arco della Pace e il ‘boulevard’ di Corso Sempione, prima parte della via diretta Milano-Parigi.

In quel tempo Villa Reale/Belgiojoso diventa Villa Bonaparte.
Corso Venezia diviene il corso principale della citta’. Il Barbaia, coi proventi della gestione del ridotto della Scala, vi edifica Palazzo Rocca-Saporiti.

Napoleone ( il cui logo – N incorniciato d’alloro – diviene un brand inconfondibile anche ai giorni nostri) diffonde i nuovi valori di libertà, uguaglianza, fraternità che tanto influiranno sulle società ottocentesche al di qua e al di là dell’Oceano.

Poi tornano gli austriaci. Ma anche questa volta, con tutto il rispetto per i romantici del ’48 e dell’Unità d’Italia, le cose non andarono male per Milano.

Anna Torterolo, storica dell’arte, è docente presso la Comunità francese di Milano. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni, tra cui una monografia su Van Gogh tradotta in molte lingue. Ha organizzato la mostra “Da Brera alle Piramidi” presso la Biblioteca Braidense e tiene conferenze presso la Mediateca di Santa Teresa per il ciclo Percorsi d’arte. Collabora con prestigiose Associazioni culturali italiane e francesi. Ha ricordato come nell’età napoleonica sia nato il museo moderno ed annunciato un suo ardito progetto che verrà presentato nel 2021: “mettere in rete” alcune delle principali biblioteche milanese: Braidense, Trivulziana, Ambrosiana, per cominciare.