Alcesti – una donna, dal 18 al 28 novembre al Teatro Litta.

MTM Teatro Litta –  dal 18 al 28 novembre 2021 – Prima Nazionale

ALCESTI – UNA DONNA

da Euripide – una riscrittura di Filippo Renda – regia Filippo Renda

 

con Beppe Salmetti, Filippo Renda, Irene Serini, Luca Oldani

con il contributo di NEXT 2021 – produzione Manifatture Teatrali Milanesi/in collaborazione con Idiot Savant

 

Alcesti – una donna

Un accurato lavoro sulla trasformazione del testo, sulla scelta dei costumi e delle scene apocalittiche

4 attori in scena che interpreteranno 5 personaggi

62 giorni di lavoro

6 mesi di prove

Alcesti: la donna condannata a vivere

È ampiamente risaputo che l’esperienza delle rappresentazioni tragiche, per gli ateniesi, avesse un triplice valore; si inseriva in un momento della storia, probabilmente il primo, nel quale l’uomo si scontrava con la fallacia del concetto di “libertà”. La libertà era stata conquistata dagli ateniesi grazie a un senso di responsabilità e partecipazione e le rappresentazioni teatrali erano un esempio di esperienza collettiva, come il rapporto all’interno della tragedia tra eroe e coro riproduce quello tra individuo e comunità, indispensabile per la vita pubblica.

La conquista sensazionale della libertà riservava ai membri della polis un rovescio della medaglia che è il concetto stesso di tragico: la libera scelta tra due vie è solo un inganno, nessun individuo è libero di impedire alla propria vita di compiersi.

L’arte tragica diviene dunque una ritualizzazione che oggettiva il mistero del fallimento, della rovina, della condanna al di fuori della colpa.

 

Note di regia

“Mi sono avvicinato ad Alcesti attratto dallo scontro generazionale tra Fere-padre e Admeto-figlio sentendo passare dentro di me il grido di tanti miei coetanei che accusano i padri di non volersi fare da parte, di non volere lasciare spazio, di non decidersi ad andare in pensione, di non “morire” per i propri figli. Immerso in una generazione narcisista ed egoriferita non riuscivo a rendermi conto che accanto a me, che accanto ad Admeto, ci fosse una persona, una donna, che stava effettivamente rinunciando alla propria vita pur avendo tutto da perdere: marito, figli, giovinezza, bellezza, l’amore di un popolo intero. Non mi accorgevo che Alcesti stava provando a compiere una rivoluzione: inserita in un mondo di self-made men che non accettano che nulla si ponga in mezzo alla propria scalata, la peliade si occupa di proteggere chi ha attorno a sé, il marito, i figli, l’intera città; il suo gesto è di un eroismo rivoluzionario perché non mira a nessuna conquista. È per questo che fatichiamo a comprendere Alcesti e le sue scelte, perché siamo abituati a chiederci che cosa poter guadagnare dalle nostre scelte, e che dietro una rinuncia si nasconde sempre un profitto, e anzi più furbo, più “eroico” è chi meglio riesce a nascondere quel profitto…