L’artrite reumatoide, quando il sistema immunitario aggredisce le articolazioni.

E’ una patologia piuttosto comune dal momento che ne è affetta circa l’uno per cento di tutta la popolazione mondiale ed è una delle più antiche delle quali l’umanità ha memoria avendo lasciato tracce tangibili già millenni prima della nascita di Cristo. Ne hanno sofferto gente comune, scrittori, artisti, imperatori, star dello spettacolo: stiamo parlando dell’artrite reumatoide. Cosa è? Si tratta di una malattia infiammatoria autoimmune che interessa prevalentemente le articolazioni (ma può colpire anche organi quali polmone, occhi, tessuto cutaneo e vasi). In parole povere il sistema immunitario per una ragione ancora non ben chiara attacca le articolazioni dell’organismo di cui fa parte, provoca il danneggiamento della membrana che le riveste (detta capsula sinoviale) e nello stato tardivo la malattia può interessare le cartilagini e persino l’osso con conseguenze anche gravi quali deformazione e limitazioni funzionali. Colpisce più le donne che gli uomini e con una età compresa tra i 35 e i 50 anni (anche se può colpire a qualunque età). Fattori di rischio sono l’esposizione al fumo di sigaretta, fattori alimentari, fattori ormonali, fattori socio-economici e agenti di natura infettiva.

I sintomi più comuni sono rappresentati da articolazioni doloranti, gonfie, presentanti rigidità al movimento e successivamente perdita della funzionalità articolare. Colpisce per lo più in modo bilaterale e simmetrico le piccole articolazioni delle mani, dei piedi e i polsi ma anche gomiti, spalle, ginocchia e caviglie. Altri sintomi riscontrabili sono stanchezza, febbre, perdita di peso, indolenzimento muscolare e rash cutaneo. L’artrite reumatoide può presentare un decorso di malattia non ben definito, avere periodi di apparente stato di buona salute e riacutizzazione o purtroppo un andamento progressivo. Una di queste ragioni spesso spinge il paziente a richiedere il consulto del medico.

Come da protocollo si comincia con un’anamnesi dettagliata ed un esame fisico. Il tuo medico potrà, se necessario, mandarti da uno specialista nel campo di articolazioni, un reumatologo. Durante questo percorso per fare la diagnosi vengono anche eseguiti le analisi di sangue.

Non c’è un singolo determinato test del sangue che da solo ci può dare la risposta definitiva sulla artrite reumatoide, che è invece risultato di una diagnosi clinica. Comunque si può far uso di diversi test di laboratorio per cercare di capire meglio se è presente una artrite reumatoide che sta cagionando danni articolari. Un test di base si chiama fattore reumatoide o FR, ma l’assenza di questo anticorpo nel sangue non può escludere la malattia perché è un test non-specifico. Il fattore reumatoide è pure presente in altre malattie, può non essere presente nelle fasi iniziali della patologia e si può anche riscontrare la così detta artrite sieronegativa, una condizione in cui l’artrite reumatoide c’è ma il fattore reumatoide è assente. Si possono pure verificare casi dove il fattore reumatoide è rilevato nell’ esame del sangue però il paziente non è affetto da malattia. Un altro test sierologico consiste negli anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato o anti-CCP. Questi ultimi hanno una più alta percentuale di specificità, non sono trovati in tutti i pazienti con questa malattia, ma se sono lì la probabilità di avere la malattia è molto alta. Il Collegio Americano della Reumatologia include gli anti-CCP assieme con il FR nei criteri della artrite reumatoide. Altri esami del sangue che possono essere inviati al laboratorio includono il coefficiente di sedimentazione eritrocitaria e la proteina C-reattiva che rilevano livelli di infiammazione generale ma non sono specifici per l’artrite reumatoide. Di solito si valuta l’emocromo per valutare se siamo in presenza di anemia, una condizione possibile in certi pazienti con artrite reumatoide. Talune volte, se si effettua un prelievo di liquido articolare, questo viene mandato al laboratorio per analisi e valutazione.

La radiologia occupa un posto di grande importanza nell’inquadramento e caratterizzazione della malattia. Una valutazione mediante ecografia, della radiografia, della risonanza magnetica articolare o un approccio combinato delle varie metodiche ci consente di valutare un eventuale versamento articolare, una ipertrofia sinoviale o le erosioni ossee stabilendo se siamo in presenza di uno stato precoce o avanzato di malattia. Alcune manifestazioni extra-articolari di malattia possono essere valutate con la TAC.

Più precoce è la diagnosi, più diventa possibile agire in modo tempestivo. Una cura totale definitiva non è attualmente disponibile. I trattamenti sono vari ed includono la fisioterapia, la terapia occupazionale e terapie farmacologiche. I trattamenti sono mirati ad alleggerire il dolore, ridurre i sintomi e ridurre la progressione della malattia. Semplici misure includono l’uso di farmaci antinfiammatori non-steroidei, corticosteroidi e altri farmaci finalizzati a mitigare il dolore. Perdere il peso eccessivo aiuta molto. Alcuni suggeriscono una dieta ricca in antiossidanti, calcio e Vitamina D per prevenire l’osteoporosi, e acido folico nei pazienti che fanno uso del farmaco methotrexate. Le altre terapie possono essere suddivise in immunosoppressori come farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARDs) e i farmaci biologici. La chirurgia può essere impiegata in stadi avanzati.

Si riscontrano considerevoli variazioni nel andamento della malattia fra un paziente e l’altro e assecondo della gravita può influire sulla qualità di vita del paziente.

 

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Dr Natalino Carmelo Pennisi è un medico chirurgo specialista in Radiodiagnostica

Dr Michelle (k/a Mikhaila) Muscat è medico chirurgo specialista in Patologia Chimica