Da Guggenheim ‘Una tempesta dal Paradiso’ a Milano

Una delle opere della mostra "Una tempesta dal paradiso: arte contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa", 9 aprile 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Un gruppo di bambini, vicino a Kabul, gioca a cavallo della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, tentando senza successo ma con infinito ottimismo di ripararlo con del cotone e delle corde: il video ‘In transito’ di Lida Abdul è uno dei momenti più intensi della mostra ‘Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa’, che si apre l’11 aprile alla Gam di Milano. L’esposizione, che dà il via all’Art week milanese, è l’ottava e ultima tappa del progetto MAP Global Art Initiative, frutto della collaborazione tra il Guggenheim di New York e UBS a sostegno dell’arte contemporanea e della formazione.

Organizzata da Sara Raza, curatrice della Guggenheim UBS MAP per il Medio Oriente e il Nord Africa, in collaborazione con i conservatori della Gam Paola Zatti e Omar Cucciniello, la mostra – presentata in anteprima al Guggenheim Museum nell’aprile del 2016 – presenta 16 lavori realizzati da 13 artisti impegnati a riflettere sugli snodi più critici di Medio Oriente e Nord Africa. “La mostra – spiega Richard Armstrong, direttore del Guggenheim – ci spinge a confrontarci con idee stimolanti e con strategie artistiche rigorose, tutte in grado di farci riflettere su una regione vitale del mondo d’oggi”. “Molti degli artisti in mostra – aggiunge Raza – mettono in dubbio la capacità delle ‘verità’ oggettive di cogliere in maniera adeguata le realtà sociali del nostro mondo. Nascondendole fra storie inventate e immagini fantastiche, le loro opere veicolano idee che sfidano le prospettive apertamente politicizzate e stereotipate sulla regione e sulla sua storia, idee che potremmo definire ‘contrabbando concettuale'”.

Ecco così l’opera che dà il titolo alla mostra – “Ma una Tempesta Spira dal Paradiso (But a Storm Is Blowing from Paradise, 2010)” di Rokni Haerizadeh – in cui l’artista elabora le immagini acquisite dai mass media trasformando i suoi soggetti in creature ibride, a metà tra esseri umani e animali, in una panoramica grottesca sulla decadenza della realtà contemporanea. A mettere in discussione le solite rappresentazioni del Medio Oriente anche l’installazione di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, ‘Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance’, con 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà. Dal dramma reale dei bambini che emigrano in Turchia nasce invece ‘Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito di Gülsün Karamustafa’: una composizione di trenta magliette bianche, taglia bambino, che l’artista ha chiuso ricucendole con del filo nero.